Durante il meeting All China Leather Exhibition (ACLE) tenutosi a Shanghai il 30 agosto scorso, i tre organismi internazionali che formano il Global Leather Coordination Committee (GLCC) hanno esaminato gli aspetti relativi alla protezione della pelle contro l’uso fraudolento del termine nei vari mercati globali.In particolare l’attenzione si è basata sulla proliferazione, ormai sempre più frequente, dell’uso del termine “pelle” anche per quei materiali derivati da combustibili fossili o sviluppati da vari substrati naturali (es. vigna, ananas, funghi, etc…).
Tali pratiche modificano di fatto la percezione del consumatore creando danni significativi sul mercato e in tutta la filiera della pelle. GLCC ha perciò elogiato tutte le campagne sviluppate in ogni parte del mondo (Brasile, Cina, Stati Uniti, Europa, etc…) volte di fatto a salvaguardare la “pelle” con marchi e armonizzazioni normative di settore .Un altro aspetto sottolineato è l’importanza di uno sviluppo sostenibile e il perseguimento di misure che mirano a eradicare comportamenti ambientalmente errati nel settore, soprattutto in alcuni paesi.
GLCC ha poi riaffermato la sua posizione univoca in difesa della definizione data da ICT al termine “Pelle”, che riserva il suo diritto esclusivo all’utilizzo di quel materiale proveniente da pelli o croste di animali conciati nella quale la struttura collagenica naturale è chiaramente identificabile.
Per la difesa del termine “pelle” GLCC ritiene che un’etichettatura sull’autenticità possa in modo significativo ridurre falsi e contraffazione in genere. A tal proposito è stato richiesto all’Unione Europea di guidare la strada ad un regolamento che possa armonizzare e salvaguardare l’autenticità della pelle, come sperimentato con successo con la Footwear Labelling Directive (94/11/CE), chiedendo nel contempo agli Stati Uniti di cercare la cooperazione dell’Unione Europea nella revisione delle “Leather Guides”.
Concludendo l’industria mondiale del cuoio ritiene che la materia prima debba essere un sottoprodotto dei settori di allevamento (per carne o latte) e che sul mercato esistano spazio per tutti i materiali, purché siano commercializzati e etichettati con precisione senza danneggiare ingiustamente altri prodotti.